Oggi vi voglio parlare di una patologia che si potrebbe definire subdola, in quanto si esprime in maniera quasi silente, salvo poi dare manifestazione di sé con una serie di problematiche che determinano un quadro clinico di estrema complessità.
Con questo termine, che io definirei anche LOW GRADE INFLAMMATION, potremmo definire un insieme di segni clinici che singolarmente potrebbero non dare aggravamenti se curati per tempo, ma che nel loro insieme richiedono invece una tempestiva terapia mirata ed un brusco cambio dello stile di vita.
La sindrome metabolica è una patologia emergente, o per meglio dire ormai emersa, frutto della modificazione delle nostre abitudini di vita e alimentari perché è in definitiva legata all’accumulo del grasso nel nostro corpo, dovuto ad errori alimentari, sedentarietà, fumo, stress, e aggiungerei, superficialità e disinteresse da parte del paziente che spessissimo racconta di segni pregressi, lievi, via via crescenti, solo quando presenta segni e sintomi conclamati
Un acronimo, MUS, definisce in maniera esatto il polimorfismo di tale patologia. MUS: Medically Unexplained Symptoms, e tra questi i più frequenti sono dolori aspecifici, articolari o muscolari, stanchezza cronica, vertigini, nausea, disturbi del sonno, disturbi dell’appetito e della digestione, colon irritabile, disturbi del tono dell’umore, depressione, tachicardie, affanno, sudorazione.
Questi sintomi sono spessissimo sottostimati dal paziente, non collegati a precise patologie, o ancor peggio declinati come sintomi di tipo psicosomatico o psicosociale, impedendo così il loro tempestivo trattamento.
Sindrome metabolica: perché occorre intervenire subito?
L’essere umano accumula grasso principalmente nel sottocute e nel tessuto adiposo tra gli organi interni (rispettivamente tessuto adiposo sottocutaneo e viscerale).
Tale grasso, bianco, viene ormai definito come un vero e proprio organo, capace di creare a sua volta uno stato infiammatorio, con il coinvolgimento di neurotrasmettitori, le citochine infiammatorie (diventate famose anche riguardo le cause delle patologie legate al Covid 19), che alimentano l’infiammazione a livello organico e sistemico.
Un organo particolarmente coinvolto in questa sindrome è il pancreas, ghiandola che secerne in particolare un ormone, l’insulina, che tra le sue funzioni regola il livello glicemico nel sangue.
L’obesità, ed in particolare l’obesità viscerale, si associa con un aumento della resistenza delle nostre cellule alla funzione dell’insulina, attivando processi metabolici cellulari patologici, e facilita lo stoccaggio dei grassi all’interno delle cellule del tessuto adiposo.
Quando l’attività dell’insulina diminuisce perché aumenta la resistenza delle cellule al suo effetto, il pancreas secerne più ormone per cercare di compensarne la ridotta efficacia e quindi inizialmente abbiamo solo iperinsulinemia, ma poi questa non essendo più sufficiente per svolgere la regolazione glicemica, ed ecco che allora si sviluppa la così detta insulino- resistenza, ossia la ridotta capacità di adeguare la glicemia con iperglicemia e conseguentemente sovraccarico epatico.
L’ inattività fisica determina l’impossibilità al glucosio di essere stoccato a livello muscolare, con conseguente iperinsulinemia che determina inibizione della lipolisi, sovraccaricando il fegato, che verrà poi convertito in acidi grassi, che a loro volta sovraccaricano ulteriormente il fegato (steatosi epatica), mentre le cellule adipose nel frattempo immagazzinano glucosio trasformandolo in trigliceridi, che determina ulteriore resistenza insulinica.
Questa situazione determina iperattività delle citochine degli adipociti che alla lunga conducono all’alterazione del profilo lipidico con sviluppo di infiammazione vascolare e ipertensione arteriosa sino all’aterosclerosi con malattia cardiovascolare. Questo quadro clinico si può instaurare anche in soggetti con semplice obesità addominale che ancora non sono obesi, ma che presentano sempre disordini alimentari.
La clinica ci ha insegnato che sia il diabete mellito di tipo II che la malattia cardiovascolare hanno in comune i fattori scatenanti: obesità assoluta o anche solo viscerale, iperglicemia, dislipidemia, ipertensione.
La sindrome metabolica è caratterizzata sostanzialmente da questi stessi fattori ed in effetti si parla di sindrome metabolica quando sono soddisfatti almeno tre dei cinque criteri riportati nella tabella seguente (adattati alla popolazione europea):
L’esperienza clinica ci ha insegnato che a parità di fattori di rischio i soggetti con sindrome metabolica hanno nettamente più probabilità rispetto a quelli senza di sviluppare diabete o malattia cardiovascolare.
In sostanza tra le cause scatenanti della sindrome sono ancora necessari ulteriori studi per quanto riguarda la presenza di fattori genetici, mancanza di attività fisica aerobica regolare ma soprattutto l’accumulo del grasso corporeo: l’aumento del peso corporeo è la prima causa della sindrome metabolica (in uno studio americano su oltre 8800 pazienti era presente nel 5% dei normopeso, nel 22% dei sovrappeso e nel 60% degli obesi).
Per controllare l’aumento di peso sono fondamentali l’attività fisica, ma non come un’opzione o un evento una tantum, una corretta alimentazione, normoproteica e normocalorica, individualizzata, mentre fumo e alcool sono assolutamente da limitare, se non eliminare. Anche l’abuso o l’utilizzo errato di farmaci sono da considerare concause scatenanti.
Nell’ ambito delle scelte terapeutiche diventa fondamentale, oltre a quanto già esposto, la possibilità di utilizzare sia integratori, che rimedi tra quelli proposti dalla Low Dose Medicine o di Regolazione, molto efficaci nel ridurre le cause e non solamente per curarne i sintomi, così come anche gli Olii Essenziali, arma potentissima a favore di una ottimale risposta terapeutica.
Sicuramente l’associazione di obesità e sindrome metabolica aumenta nettamente il rischio di diabete mellito tipo II e di malattia cardiovascolare anche se la resistenza all’insulina gioca anch’essa un ruolo importante. Date le cause si capisce perché questa sindrome può associarsi a steatosi epatica o iperuricemia e gotta o insufficienza renale, quadri clinici decisamente gravi, ma che inevitabilmente determinano l’evoluzione della SM.
Nell’ambito di una corretta e tempestiva diagnosi diventa quindi fondamentale la collaborazione medico-paziente.
In definitiva il controllo della sindrome metabolica è frutto di una stretta collaborazione tra medico e paziente, il secondo riconoscendo per tempo i segnali di allarme, il medico per valutare il rischio del paziente di svilupparla, ponendo molta attenzione a quanto riferisce il malato, il che, purtroppo non è così scontato, soprattutto in questi tempi, dove a malapena il paziente, ammesso che venga ricevuto, con molte probabilità non verrà neppure visitato.
C’è da augurarsi che per lo meno il medico prescriva gli adeguati esami di laboratorio, anche questo un evento abbastanza raro, oggi, dal momento che non si sa con quale criterio alcuni medici di base decidano se confermare o meno delle prescrizioni suggerite da colleghi.
In definitiva quello che diventa fondamentale al fine di non aggravare un quadro clinico ancora recuperabile, è una diagnosi precoce, o meglio una attenta valutazione di segni e sintomi precoci, in modo da indurre una pronta risposta da parte del paziente, e qui diventa fondamentale una giusta motivazione da parte del curante nei confronti del paziente, che dovrà adeguarsi a cambiare decisamente le proprie abitudini, incominciando da una correzione alimentare, supportate da una terapia naturale e non ultimo, un incremento dell’ attività fisica.