Alimentazione Vegana

Qualche giorno fa una paziente mi ha chiesto se condividevo la scelta di sua nuora di crescere il bimbo di 9 mesi secondo una dieta vegana, essendo anche la mamma sostenitrice di questa scelta alimentare.

La prima domanda mia è stata “come sta il bambino? è nato a termine?”

La risposta è stata: “No, prematuro e sotto peso”.

Dopo alcune considerazioni non proprio “polite “, ho cercato di spiegare alla nonna quali sono le mie considerazioni a riguardo.

La dieta vegana è un regime alimentare che esclude TOTALMENTE i prodotti di origine animale. Mentre nel vegetarianismo alcuni cibi quali latte, formaggi, uova e miele – sono concessi, nella dieta vegana non sono ammessi.
Come spesso accade per i regimi alimentari “anticonformisti”, anche la dieta vegana è definita uno “stile di vita”; essa incide profondamente anche su altre abitudini quotidiane, come l’abbigliamento o i consumi in genere, e si avvale di una serie di comportamenti o abitudini utili ad evitare qualsiasi forma di crudeltà verso gli uomini, l’ambiente e gli animali.
Le motivazioni per le quali la dieta vegana sta riscuotendo un notevole successo sono diverse; innanzitutto, ricordiamo che alcune religioni/filosofie orientali aborriscono totalmente il consumo di prodotti animali, pertanto, la conversione è pressoché automatica. In secondo luogo, pur non intraprendendo iter spirituali che necessitano la privazione di questi alimenti, molti vegani scelgono di privarsene a scopi puramente “etici”. Alla base della dieta vegana è quindi presente un forte rispetto verso tutte le forme di vita viventi, che estende il “diritto alla vita” anche verso le creature del mondo animale. Per ultime ma non meno importanti, le motivazioni salutistiche; la dieta vegana si avvale di una scelta alimentare orientata totalmente sui prodotti di origine vegetale e pertanto prescinde da ogni rischio legato ai cibi derivanti dagli animali: dislipidemiecoronaropatie, iperuricemie, questo, in teoria.
A tal proposito, il medico statunitense Mc Dugal propone un regime alimentare ispirato alla dieta vegana per combattere molte delle patologie contemporanee riconducibili ad una nutrizione scorretta o poco equilibrata; trattasi di uno schema dietetico ipocalorico ad elevatissimo contenuto in fibre, caratterizzato dall’apporto di:

  • 75-87% di carboidrati.
  • 6-15% di proteine (dal valore biologico compensato tra cereali e legumi)
  • 5-10% di lipidi (0% di grassi animali; 0% aggiunti; 100% intrinseci degli alimenti vegetali)

 

Oltre a Mc Dugal, anche altri medici come Mark e Virginia Messina sostengono il salutismo indotto dalla dieta vegana; essi affermano che il rischio cardiovascolare può essere ridotto notevolmente abbattendo la quota di TUTTI i grassi apportati con l’alimentazione. I due medici consigliano quindi di discriminare totalmente gli alimenti di origine animale ma anche tutti gli alimenti di origine vegetale oleosi (frutta secca, olive) o comunque grassi (come il tofu).
Sia chiaro che un regime alimentare simile è assolutamente in disequilibrio con le reali necessità dell’essere umano, quindi potenzialmente dannoso nel lungo termine. L’apporto di cobalamina (vit. B12), di calciferolo (vit. D), acidi grassi essenziali appartenenti alla famiglia omega 3 e verosimilmente calcio, zinco e ferro, risulta insufficiente e necessita dell’integrazione o del compenso farmacologico; pertanto, la dieta vegana non è un regime alimentare consigliabile, specie in periodi “delicati” della vita come l’infanzia, l’adolescenza, la gravidanza, l’allattamento e la terza età.
La dieta vegana tende a far consumare quantità eccessive di fibra alimentare e chelanti (ossalati e fitati), favorendo il malassorbimento dei pochi principi nutritivi introdotti; il rischio cardio-vascolare associato alla dieta vegana è senz’altro minore rispetto ad una dieta tradizionale contenente grassi animali saturi e colesterolo, ma ciò non toglie che tutte le altre carenze del caso aumentino significativamente il rischio altre complicanze nutrizionali; tra queste ricordiamo: osteoporosi, anemia perniciosa, anemia sideropenia, ipotiroidismo, neuropatie e spina bifida nel feto. Per queste ragioni, l’adozione della dieta vegana richiede un’attenta supervisione medica in grado di prevenire o colmare eventuali carenze alimentari attraverso l’uso ponderato di integratori specifici ed alimenti fortificati.

La dieta vegana NON è un regime alimentare equilibrato e, per essere protratta nel lungo termine, necessita l’utilizzo di alimenti fortificati o di integratori alimentari; essa, oltre a non apportare le giuste quantità di alcuni nutrienti, contiene notevoli concentrazioni di agenti antinutrizionali  chelanti come: tannini (antiossidante), acido ossalico e fitati, che contribuiscono a ridurre ulteriormente l’assorbimento di minerali come ferro, calcio, zinco e selenio.
D’altro canto, la dieta vegana risulta molto utile nella prevenzione dell’aterosclerosi in quanto riduce sensibilmente il colesterolo ematico (dislipidemia), è ricchissima di antiossidanti e, pur essendo ricca  di carboidrati (TROPPI)” ,dovrebbe” apportare quantitativi di fibra alimentare sufficienti a regolare l’indice glicemico dei pasti, scongiurando (di conseguenza) la glicazione delle proteine plasmatiche ;la dieta vegana è utile anche nella cura delle iperuricemie e nella prevenzione degli episodi gottosi.
NB. La dieta vegana è ricchissima di fitoestrogeni, composti “potenzialmente” utili nella lotta ai sintomi tipici della sindrome climaterica.

Integratori utili per la dieta vegana

La dieta vegana è carente nell’apporto di: cobalamina (vit. B12), calciferolo (vit. D), ferro eme e ferro ferroso (Fe++), calcio (Ca), e (in alcuni casi) di proteine ad alto valore biologico; ciò significa che, oltre all’appoggio professionale di un dietista – nutrizionista – dietologo, indispensabile a bilanciare (per quanto sia possibile) le combinazioni alimentari, la dieta vegana necessita l’integrazione alimentare con:

  • Cobalamina: sotto forma di iniezioni periodiche o sotto forma di integratori (soprattutto prima e durante la gravidanza)
  • D e calcio: generalmente in associazione contro l’aumento del rischio di complicazioni scheletriche (soprattutto in gravidanza, allattamento, mancato accrescimento, e a partire dalla pre-menopausa fino oltre la risoluzione di eventuali sintomi climaterici)
  • Ferro ferroso: solo all’occorrenza, quindi in caso di anemia conclamata o in gravidanza
  • Amminoacidi essenziali: nel caso in cui il soggetto non segua uno schema alimentare bilanciato
  • Proteine della soia: come per gli amminoacidi

Combinazioni alimentari della dieta vegana

Nella dieta vegana è essenziale gestire l’alimentazione in modo da apportare il giusto quantitativo di amminoacidi essenziali, aumentando il valore biologico delle proteine vegetali; a tale scopo, è determinante mantenere costante l’associazione tra cereali e legumi (reciprocamente compensabili) che contengono anche buone quantità di ferro.

Anzitutto,  la dieta vegetariana assume molte varianti a seconda di come viene interpretata e applicata.

Per assurdo ci sono vegani che accettano di consumare il pesce. Altri che accettano prosciutto e affettati, con una certa confusione che fa pensare che talvolta la scelta possa avere altre motivazioni diverse da quella etica (dal semplice non gradimento del cibo animale, fino a turbe comportamentali di tipo anoressico). Il confine, infatti, tra animale e vegetale è spesso incerto. I lieviti sono vivi? Li si uccide? Il pane e la birra sono dunque prodotti animali? E i protozoi?

Vantaggi

Senza dubbio limitare il consumo di carni rosse e dei grassi saturi a esse correlati è salutare in un mondo occidentale che spesso abusa di questo consumo.

Ricerche cliniche hanno correlato l’abuso di carni rosse con l’insorgere di malattie cardiovascolari e recentemente con vari tipi di tumore. Se questi siano però legati alla carne in sé, o piuttosto ai grassi saturi, ai prodotti di cottura o agli anabolizzanti aggiunti da allevatori disonesti (o esteri, dove ciò è consentito), non è dato sapere.

Inoltre, togliendo le carni, di solito sale il consumo di frutta, verdura e legumi con aumento nella dieta di vitamine sali minerali, acqua, fibra. Ciò però è legato alle abitudini alimentari più o meno sane di ciascuno, e non è specificamente prescritto dal regime vegetariano.

Svantaggi

Chi si nutre anche di latte, formaggi, uova e lo fa nelle quantità corrette, non ha alcun problema nutrizionale nel fare a meno delle carni. Tuttavia la limitazione nella scelta vegana spesso fa sì che la quantità di proteine assunta sia troppo bassa rispetto ai fabbisogni. Inoltre eliminare la carne e i prodotti di origine animale in genere rende meno facile il mantenimento di un corretto equilibrio insulinico.

Un eccesso di carboidrati nella dieta (soprattutto se ad alto indice glicemico come pane, pasta, patate) può portare a sovrappeso e a svariate complicazioni. Un po’ più grave può invece essere la carenza di ferro in forma eme, che si trova solo nelle carni, insieme a svariati fattori di crescita e vitaminici (vitamina B12, carnosina ecc.) di cui il vegetariano è spesso in difetto, e che richiedono correzioni farmacologiche nel lungo periodo.

CONCLUSIONI

Nel massimo rispetto di una scelta etica, ritengo che questo stile alimentare sia molto lontano da un regime sano, completo e bilanciato.

Non necessariamente  le proteine animali devono ricondurre a patologia, come in ogni regime alimentare è la personalizzazione delle quantità dei macronutrienti che ci deve guidare, sempre nel rispetto di un adeguato stile di vita.

 Vivere sani significa invecchiare sani e allungare il nostro benessere, questo è l’obiettivo delle nostre scelte , sia alimentari che comportamentali.

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